Gesualdo Nosengo, il fondatore dell'UCIIM
(da 100 anni di Nosengo
di Luciano Corradini,
Avvenire, 19 Luglio 2006)
Gesualdo
Nosengo - nato a San Damiano d'Asti il 20 luglio 1906, morto a Roma il
13 maggio 1968 - è una delle figure eminenti della pedagogia
italiana d'ispirazione cristiana del secolo scorso, ma non è
stato solo un pedagogista. È stato il fondatore e primo
presidente dell'Uciim, Unione cattolica italiana insegnanti medi, nata
a Roma il 18 giugno 1944, ma non è riconducibile a questa
sola appartenenza. La segnalazione della sua figura di laico da parte
dell'episcopato piemontese, in vista del convegno ecclesiale di Verona,
è forse l'occasione adatta a restituire Nosengo alla storia
della società, della scuola e della Chiesa italiana, oltre i
confini dell'associazione per la quale egli ha speso le sue migliori
energie.
...
Nato a San Damiano d'Asti, il giovane Gesualdo studiò dai
salesiani di Valsalice a Torino, ma lavorò anche come
operaio nella fornace paterna. Spirito intimamente religioso,
attivamente partecipe delle vicende del suo tempo, trovò
nella pedagogia, in particolare quella relativa alla religione e alla
fede, nella politica scolastica, nel sindacalismo, nell'associazionismo
professionale, nello scoutismo, i cardini di una vita intensamente
vissuta, pensata e programmata fin da giovane.
Ci restano di lui un centinaio di libri di varia con sistenza, circa
quattrocento saggi e articoli su varie collane e riviste dell'Uciim,
più note e riflessioni consegnate a decine di quaderni
scritti fin dall'età giovanile, annotati quotidianamente.
Nel 1928 entrò nella Compagnia di San Paolo, fondata dal
Cardinal Ferrari di Milano nel 1921, per un progetto di consacrazione a
Dio a servizio dell'educazione dei giovani, e frequentò
l'Università Cattolica alternando lo studio all'insegnamento
della religione (ottenuto con un permesso speciale della Curia,
perché non era sacerdote) nell'istituto magistrale Virgilio
di Milano. Si laureò in pedagogia nel 1935 con Mario
Casotti, del quale fu assistente volontario. Fondò nel 1934
la Compagnia di Gesù Maestro e con don Carlo Gnocchi e
Silvio Riva, nel 1939, un Segretariato informativo di pedagogia attiva
religiosa, con la rivista L'Informatore.
Frutto della sua ricerca di quegli
anni è un vivace diario di scuola, intitolato Così come siamo,
scritto in collaborazione con sei suoi alunni, esempio di quella
didattica di ascendenza scoutistica di cui egli è stato uno
dei più originali e convinti sostenitori. Il volume mise in
allarme la Questura fascista di Milano, che pensò di
trovarsi di fronte ad un gruppo sovversivo. Trasferitosi a Roma, per
insegnare nel liceo Cavour, incappò ancora nella
persecuzione fascista, rifugiandosi in Vaticano e preparandosi al dopo
fascismo col gruppo che faceva capo alla Fuci, ai Laureati Cattolici e
a monsignor Montini, futuro Paolo VI.
Dal
1943 al 1948 svolse il ruolo di Commissario centrale dell'Associazione
scout cattolici italiani (Asci). In occasione dei convegni estivi dei
professori, spesso spariva ad organizzare i giochi dei loro figli. In
quel periodo partecipò, per la parte relativa a famiglia,
educazione e scuola, alla stesura del cosiddetto Codice di Camaldoli.
Fu un anticipatore del Concilio, con una costante riflessione teologica
sul ruolo dei laici e sul valore salvifico della professione, in
particolare di quella docente.
Nosengo scrisse una lucida «dichiarazione di fede
nell'educazione», nel volume del 1944 su La vita religiosa
dell'adolescente: «Noi crediamo di potere, colla
nostra azione educativa, giovare all'umanità più
che non i politici e gli economisti con la loro, che pure non
disprezziamo, ma che risulterebbe sempre vana, se gli uomini, dopo aver
raggiunto un benessere materiale, non sapessero perché
vivono, non si amassero fra loro, non amassero Dio creatore e
Gesù Cristo Salvatore, e non sapessero che con le sofferenze
e le fatiche della presente vita possono divenire degni della
felicità che si gode con Dio nella futura».
L'educazione civica nella scuola (1958), basata sul testo della
Costituzione (di cui occorreva assicurare la «conoscenza
amorosa», in vista della «realizzazione della
volontà comunitaria espressa nel medesimo testo»)
e la nuova scuola media (1962), per la quale affrontò una
«dolorosa battaglia», con «purezza di
intenti», non sarebbero state preparate, varate
normativamente e interpretate didatticamente nella scuola, senza il
determinante contributo di Nosengo.